L’ampio edificio fu costruito tra il 1710 e il 1712 quale ricovero invernale per le numerose piante in vaso di agrumi, prevalentemente aranci e limoni, collocate nei mesi estivi nell’adiacente grande parco del Palazzo Ducale; il duca Francesco Farnese ne affidò probabilmente la progettazione al noto architetto Ferdinando Galli da Bibbiena, che cercò di armonizzare l’orangerie al palazzo ed all’elegante giardino, all’epoca molto più esteso di oggi. Nella seconda metà del XVIII secolo l’Aranciaia, grazie alle vaste dimensioni, fu trasformata in galoppatoio coperto per i freddi mesi invernali. In seguito all’Unità d’Italia, tuttavia, l’edificio fu alienato ed utilizzato come magazzino. Sprofondata nei decenni seguenti in un profondo declino, nel 1974 l’Aranciaia fu parzialmente recuperata dalla Pro Loco di Colorno, che ne adibì una porzione del piano terreno a sede del Museo Etnografico, dell’Ingegno popolare e della Tecnologia preindustriale, della Stampa e del Cinematografo. Nel 2009 furono avviati i primi lavori di ristrutturazione, che inizialmente interessarono solo tre delle quattro facciate ed il tetto; il recupero completo della struttura fu completato solo nel 2014, con la trasformazione dell’intero primo piano in sede del nuovo Museo dei paesaggi di terra e di fiume (MUPAC), che raccoglie l’eredità del precedente allestimento.